sistemi-formali/metateatro.md
2015-06-25 20:26:55 +02:00

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Un'analogia: Pirandello e Metateatro

Introduzione

Uno dei metodi principali utilizzati da Gödel per dare la dimostrazione dei teoremi di incompletezza è quello produrre all'interno di una teoria matematica delle formule che parlino della teoria stessa, il cosiddetto numero di Gödel. Il fatto stesso che le teorie non possono mai essere complete deriva proprio dal fatto che possono contenere se stesse. Si può così dire che i sistemi formali nonostante imitino e si avvicinino per quanto si vuole alla realtà non sono mai in grado di raggiungerla completamente: esisteranno sempre delle verità che non possono essere da essi rappresentate. Troviamo questo stesso tema anche in letteratura e precisamente nell'opera di Luigi Pirandello (1867-1936) contemporaneo di Gödel.

Luigi Pirandello

Nella sua opera mette in discussione l'immagine di un mondo ordinato, organico e interpretabile con certezza mediante gli strumenti razionali della ragione. Il risultato è un forte relativismo: la realtà è tanto complessa da non poter essere rappresentabile da un unico punto di vista né fissata in un unico sistema di regole come voleva Hilbert perché non esiste una sola verità ma ciascuno ne possiede una propria.

Sei personaggi in cerca d'autore

Esemplificativo di questo modo di intendere il mondo è il dramma "Sei personaggi in cerca d'autore". Si tratta di un esempio di metateatro: o teatro nel teatro. Cioè un opera in cui arte e teatro mettono in scena se sessi. Si tratta di un opera buia, cupa ma di grande impatto intellettuale ed emotivo. Insieme a "Ciascuno a suo modo" (1924) e "Questa sera si recita a soggetto" (1929), "Sei personaggi in cerca d'autore" (1921) è il primo di una trilogia di drammi in cui l'autore affronta la tipica situazione metateatrale in cui gli attori/personaggi/autori utilizzano lo spazio del teatro per mettere in scena un'altra rappresentazione: come in una scatola cinese.

I sei personaggi

La trama è piuttosto complessa, il palco è spoglio perché in attesa di allestimento per la messa in scena della commedia "Il gioco delle parti", sempre di Pirandello, affidata alla Compagnia degli Attori. Nel corso della prima parte dello spettacolo avviene quello che si definisce sfondamento della quarta parete. Gli attori infatti non si trovano sul palco ma in mezzo alla platea, tra il pubblico. Dal fondo della sala, e non dalle quinte, fanno il loro ingresso La Prima Attrice e gli stessi Sei personaggi: Il Padre, La Madre, Il Figlio, La Figliastra, La Bambina e Il Giovinetto. Essi in realtà non sono altro che ombre, idee di un fantomatico Autore che, dopo averli creati, li ha abbandonati rinunciando a scriverne il romanzo o la commedia. Bloccati in questa specie di limbo i sei personaggi chiedono aiuto alla Compagnia degli Attori perché mettano in scena il loro dramma affinché possano raggiungere la completezza della loro creazione. La Compagnia accetta ma il risultato è deludente. La natura della personalità di ciascun personaggio è tanto complessa, così ricche di sfaccettature sono le loro emozioni, che il lavoro degli attori risulta finto e forzato.

Tema

Alla fine dello spettacolo sono i personaggi stessi ad autorappresentarsi trasformando anche gli attori in pubblico in un continuo gioco di specchi. Pirandello mette l'accento sull'impossibilità di comporre il conflitto tra vita reale e finzione scenica e in sintesi sull'incapacità intrinseca del teatro di rendere sulla scena ciò che l'autore ha ideato.

Critica

Presentato per la prima volta a Roma nel 1921 "Sei personaggi in cerca d'autore" fu dapprima contestato ferocemente dal pubblico al grido di "Manicomio, manicomio!", impreparato ad un discorso di avanguardia che di fatto distruggeva le forme classiche del teatro convenzionale. Successivamente però il colossale fiasco si trasformò in un grande successo anche su scala mondiale.